CATALOGO 2025
Agrofarmaci, nutrizione e varietà di soia: scopri tutte le nostre soluzioni e novità per un eccellente raccolto
Nel 2022 sono stati coltivati in Italia quasi 26mila ettari ad actinidia (Actinidia chinensis), per una produzione complessiva di kiwi pari a 523.122 tonnellate. La sua coltivazione in Italia è partita negli anni ‘60, espandendosi progressivamente fino a divenire secondi produttori di kiwi al mondo dopo la Cina e davanti alla Nuova Zelanda.
Il risveglio vegetativo avviene alla fine del mese di marzo e la prima comparsa dei fiori cade indicativamente 3-4 settimane dopo, tra fine aprile e i primi di maggio. La fase di fioritura dell’actinidia si protrarrà fino a inizio giugno, variando a seconda delle aree di produzione e delle varietà coltivate.
Una seconda fase della coltura va dalla fine dell’impollinazione sino al cambiamento di colore dei semi, coprendo oltre due mesi di lasso temporale. Infine, a settembre inizierà la piena maturazione e la raccolta dei kiwi.
Poche sono le avversità che attaccano l’actinidia come pianta e i kiwi come frutti. Fra queste, una delle più pericolose per i raccolti è Botrytis cinerea, altrimenti nota come botrite o muffa grigia. Questo patogeno colpisce diverse colture, come per esempio la vite, la fragola e il pomodoro, solo per citarne alcune.
I suoi attacchi causano gravi alterazioni a carico dei fiori e successivamente dei frutti. Il kiwi è particolarmente sensibile alla botrite e patisce quindi di gravi danni alla produzione a meno di intervenire con le più opportune tecniche agronomiche e fitosanitarie già a partire dalla fase di fioritura.
La botrite del kiwi è infatti in grado di proliferare già con temperature fra i 16 e i 25°C, specialmente se in presenza di piogge ripetute ed elevati tassi di umidità. La sua presenza si rileva dapprima sui fiori sotto forma di marciumi brunastri, cui seguirà una cascola eccessiva post-fecondazione dovuta alle interferenze che il patogeno arreca al normale processo di allegagione.
Una volta che il fungo si è insediato negli organi fiorali può rimanere latente e riemergere poi nella parte finale della stagione, a ridosso della raccolta, causando gravi danni ai frutti che si ricoprono anch’essi di macchie brunastre tanto da non poter essere più commercializzati.
Gli impianti di actinidia presentano parti epigee molto rigogliose e intrecciate. Le forme di allevamento più comuni sono infatti a tendone, oppure a pergoletta doppia. Perciò i ristagni di umidità sono più facili a verificarsi, favorendo quindi la botrite. Una prima regola da seguire è quindi mantenere un ottimale equilibrio vegeto-produttivo tramite una corretta potatura ed evitando eccessi di concimazioni azotate.
Fatte salve le buone pratiche agronomiche, contro la botrite del kiwi sono spesso necessari specifici interventi con fungicidi antibotritici. Questi possono essere posizionati in due momenti chiave, ovvero alla fioritura, per impedire l’insediamento del patogeno, e il pre-raccolta, a difesa dei frutti.
Buona norma suggerisce in tal senso di impiegare fungicidi caratterizzati da differenti meccanismi d’azione, al fine di scongiurare eventuali fenomeni di resistenza.
Fermare la botrite del kiwi fin dalla fioritura è possibile tramite una soluzione di origine naturale, ovvero 3Logy . La nostra proposta come Sipcam Italia è infatti incentrata su questo innovativo fungicida a base di terpeni, composti aromatici presenti comunemente in natura e dotati di azione fungicida contro Botrytis cinerea e oidio.
Tre le sostanze attive di 3Logy: eugenolo, timolo e geraniolo, che grazie alla sinergia d’azione che si instaura fra loro permettono di ottenere risultati eccellenti nel chiudere la porta alla botrite proprio al momento del suo attacco agli organi fiorali del kiwi.
Già applicato con successo su vite, da vino e da tavola, su fragole e su numerose colture orticole di pregio, 3Logy ha ottenuto l’autorizzazione all’impiego anche su kiwi contro la muffa grigia. Contro questa patologia può essere applicato due volte per stagione, la prima delle quali in corrispondenza delle primissime avvisaglie di botrite a minaccia degli organi fiorali. Un secondo trattamento può essere poi effettuato , in fase di piena maturazione dei frutti.
La dose di impiego in entrambi i casi è pari a 4 litri per ettaro e l’intervallo di sicurezza pre-raccolta è di soli tre giorni, permettendo quindi di proteggere i frutti dalle infezioni anche in pre-raccolta.
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